22.6.12

La storia di Insull è il simbolo più vero della grande crisi


Samuel Insull, un nome oggi dimenticato, così come sono naufragati nella memoria moltissimi nomi legati alla storia dei giorni neri di Wall Street. Eppure, per alcuni anni e non soltanto negli Stati Uniti, Samuel Insull «l’uomo che ha rovinato due milioni di americani» è stato il simbolo più vistoso degli avvenimenti legati alla più disastrosa crisi economica dei nostri tempi: ricostruire la sua straordinaria vicenda privata può farci meglio capire alcuni aspetti incredibili di una vicenda collettiva che ha avuto milioni di protagonisti.
Samuel Insull riuscì a telefonare da Chicago a New York alle 19 di martedì 29 ottobre 1929. Aspettava la comunicazione da due ore e dovette attendere ancora una decina di minuti prima di avere all’apparecchio Charles Mitchell, il presidente della National City Bank. Mitchell disse soltanto tre parole: «Tutto crollato, Sam». Insull, in silenzio, appese il telefono e cominciò a raccogliere macchinosamente i cento fogli di carta sparsi sulla grande scrivania d’ebano alla quale sedeva.
Calvizie lucida, baffi bianchì e solenni, gesti gravi da aristocratico britannico, il settantenne Samuel Insull era arrivato alla fine di uno straordinario viaggio attraverso la ricchezza durato cinquantadue anni.

Era cominciato, quel viaggio, il mattino del 6 marzo 1877 quando un inglese di 19 anni, figlio di un pastore anglicano di Whitechapel, era sbarcato a Manhattan con in tasca sette dollari, una tabacchiera d’argento e una lettera di raccomandazione per l’inventore Thomas Edison firmata da un piccolo banchiere di Londra. La sera stessa Edison assumeva Samuel Insull come segretario e un mese più tardi l’intraprendente giovanotto inglese era diventato la «mente commerciale», il consigliere di fiducia dell’ideatore del fonografo e della lampadina elettrica a filamento di carbone. A venticinque anni, Sam Insull guadagna 36 mila dollari al mese; lo sfruttamento commerciale delle invenzioni di Edison passa quasi per intero attraverso le sue mani.

Nel 1892 Insull scopre Chicago. La sera in cui vi arriva, dalla finestra dell’albergo, lo ipnotizza lo spettacolo della grande nera città fiocamente illuminata dalle giallastre fiammelle dei becchi a gas. Sam resta alla finestra tutta la notte e in quelle lunghe ore prende forma nella sua mente il primo dei molti progetti che fra qualche anno faranno di lui uno dei più ammirati «stregoni» della finanza americana.
La mattina dopo, nell’ufficio di un banchiere di larghe vedute e incline all’ottimismo, nasce la «Chicago Edison», società per la produzione e la distribuzione dell’energia elettrica. Il presidente della nuova impresa, che è, ovviamente, Samuel Insull, sembra avere un solo scopo nella vita: illuminare le notti buie della grande Chicago. Nel giro di una settimana Sam Insull installa gratuitamente duecento lampadine elettriche nel quartiere delle fiere. La zona diventa meta ogni sera del pellegrinaggio di frotte di cittadini prodighi di lunghi «ooooh!» di meraviglia. Un anno dopo, il sindaco di Chicago inaugura l’impianto che fa della città la prima, in ordine di tempo, delle «villes lumières» mondiali.
Il viaggio attraverso la ricchezza, dopo questo successo, acquista velocità: Insull fonda altre società per l’illuminazione elettrica delle città, le avvia, le ingrandisce, le moltiplica. Naturalmente, perché, questa frenetica espansione non si arresti, ha bisogno di denaro, sempre più denaro.

Insull non manca d’immaginazione: escogita un espediente che sarà imitato negli anni successivi da decine dì altri disinvolti maneggiatori di dollari. Nasce così la Middle West Utilities, una società la cui attività prevalente consiste nell’emettere azioni che offrono dividendi eccezionalmente buoni. Per pagare questi dividendi Insull si procura denaro con nuove emissioni di azioni che offrono dividendi ancora più alti. Per poterli pagare, Insull stampa nuove azioni e le mette a disposizione dei mille e mille risparmiatori che si contendono a colpi di dollari quei miracolosi pezzi di carta. Disputate come sono, le «azioni Insull» godono di un continuo aumento di quotazioni e aprono la strada all’emissione di nuovi titoli. Nell’ubriacatura generale della speculazione, i pezzi di carta scambiati per pepite d’oro, sì accumulano in una gigantesca piramide in cima alla quale Insull, ubriaco più di tutti, ha ormai perduto ogni contatto con la realtà.

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